Documentario tratto dalle lettere e dai diari segreti di Heinrich Himmler, scoperti all’armata americana, nel 1945, quando occuparono la sua casa a Gmund. Se ti interessa l’argomento, ti consiglio anche l’articolo sul film La Zona di Interesse.
Buona lettura
Titolo originale: Der Anständige
Regia di Vanessa Lapa. Durata: 94 min. Nazionalità: Germania.
“Vedrete centinaia di cadaveri ammassati, 500 o 1000. E il sopportare tutto ciò cercando, a parte qualche eccezione, di restare persone per bene, ci ha resi forti.”
Heinrich Himmler
Le immagini del documentario (fotografie, filmati), sulla vita del Reichsführer Himmler, scorrono sullo schermo seguendo il filo cronologico della sua esistenza, dalla nascita (Monaco di Baviera nel 1900) al suicidio con una capsula di cianuro (1945).
Mentre la visione scorre, gli attori leggono degli estratti dalle lettere e dai diari di Himmler: le parole di seduzione rivolte alla futura moglie Marga, l’amore per la figlia, i consigli educativi destinati ai suoi cari, la prospettiva di costruirsi un angolo di gioia familiare in una fattoria. Aspirazioni comuni a ogni epoca, cose banali.
“Come potete provar piacere, mio caro Kersten, a sparare sui poveri animali che stanno pascolando ai margini del bosco così ignari, inermi e innocenti? A pensarci bene, si tratta di un vero e proprio assassinio… La natura è così meravigliosa, e ogni animale ha il diritto di vivere. È questo un principio che tanto ammiro nei nostri antenati. […] Mi ha molto interessato udire recentemente che ancora oggi i monaci buddisti, quando di sera camminano per un bosco, portano con sé un campanello affinché gli animali del bosco, che potrebbero calpestare, possano scansarsi.”
Felix Kersten, p. 144
Noi spettatori abbiamo l’illusione voyeuristica, grazie alle voce fuori campo degli attori, di entrare prepotentemente nell’intimità di un uomo che si definisce ‘per bene’ perché, fin dal principio della sua carriera nelle SS, Himmler giustificava l’impiego, con abnegazione, dell’estrema crudeltà al fine dell’attuazione di un ideale: quello del lebensraum, la creazione di uno spazio vitale per la superiore razza germanica.
“Persino la sua freddezza era un elemento negativo, non era di ferro ma senza sangue”
Hugh Rewald Trevor-Roper, Hitlers letzte Tage, cit., p.28
Himmler l’insignificante, drogato dai suoi stessi sogni fanatici, che poteva trovare terreno fertile solamente nella dittatura di uomo votato al dominio assoluto, il Führer Hitler.
“Alla gente non piaccio.”
Himmler
“Per metà un maestro di scuola e per metà uno strampalato.”
Albert Speer
Le prime voci, dal passato, sono quelle dei genitori di Himmler
Il padre, orgoglioso, scrive al parroco per descrivergli peso, altezza e salute del neonato. Era un direttore didattico piuttosto facoltoso e allevò i figli secondo dei rigidi precetti cattolici.
Himmler sviluppò un carattere remissivo, privo di carisma, e finì per essere affascinato dal mondo militare poiché nutriva l’esigenza di ubbidire ed essere dedito a una causa. Già a quattordici anni, invidiava il fratello maggiore e voleva arruolarsi come lui per andare a combattere, in nome della Germania, sul fronte della prima Grande Guerra.
Le foto sullo schermo ci mostrano un viso insignificante, occhi minuscoli celati da un paio di occhiali da vista e un mento sfuggente, un aspetto che cozza con la cattiveria ma che delinea il suo essere pedante, burocrate e borghese.
Himmler concentrava ogni energia e convinzione su un fine da perseguire, secondo il suo parere un obiettivo morale e nobile. Si considerava al pari di un antico guerriero, pronto a immolarsi per il bene del popolo ariano, un comandante in grado di essere, più che di assumere, posizioni morali da superuomo e super partes, e sotto un’aurea mistica giustificava a se stesso, e anche ai suoi commilitoni, ogni nefandezza compiuta.
“Noi avevamo il diritto morale, avevamo il dovere verso il nostro popolo di distruggere quel popolo che voleva annientare noi. Ma non abbiamo il diritto di prenderci nulla, nemmeno una pelliccia, un orologio, un marco, una sigaretta o altre cose… Non ammetto che si possa formare o consolidare del marcio: se mai dovesse formarsi, noi, insieme, lo elimineremo. Possiamo dire di avere adempiuto questo grave compito per amore verso il nostro popolo. E il nostro cuore, la nostra anima, il nostro carattere, ne sono usciti integri.”
Himmler
Il documentario prosegue con le lettere private, numerate progressivamente dallo stesso Himmler (come nazista adorava la burocrazia), dedicate alla moglie Marga Concerzowa, di sette anni più vecchia di lui. Dal corteggiamento sino al matrimonio, e poi l’affetto per la loro figlia Gudrun a cui lui stesso consiglia:
“Sii sempre una persona per bene, coraggiosa e gentile”
Marga una volta gli scrisse, riferendosi alla sua attività per cui il Reichsführer era continuamente in giro per l’Europa al fianco di Hitler:
“Caro, sembri un’agenzia di viaggi!”
Himmler condivide i suoi ideali romantici con la donna che ha sposato: i miti nordici, l’idealizzazione dell’antico popolo tedesco, le teorie naturalistiche e razziali. Secondo lui, un’accurata selezione biologica, poteva far riacquistare al popolo tedesco i tratti originari della razza in centoventi anni. E la figlia Gudrun lo cerca, lo ammira, rendendo Himmler fiero.
La regista Lapa alterna le foto della famiglia a quelle storiche dell’ascesa, del Reichsführer degli SS, a Ministro degli Interni del Reich, evidenziando una dicotomia scioccante fra vita privata e incarichi pubblici.
Emerge così l’incoerenza di un uomo insipido, ma brutale, che sceglie di riservare la tolleranza e le buone intenzioni, insomma la normalità civile, solamente a una parte intima e minuscola del mondo. E le immagini scelte dalla regista accompagnano, come una melodia complementare, le parole recitate.
Marga si lamenta delle marachelle di Gerhard, il figlio adottivo, e Himmler le consiglia di non firmarsi, nelle lettere indirizzate al minore, con l’appellativo di Mutti (mammina) finché Gerhard non si sarà dimostrato meritevole.
Al suo stesso padre, in ansia per la sorte di un buon uomo ebreo di loro conoscenza, invece Himmler risponderà di dover andare fino in fondo con il suo dovere. Come dirà in un famoso discorso, bisogna essere spietati poiché: “Ognuno ha il suo ebreo perbene da salvare.”.
“E’ chiaro, sta scritto nel nostro programma: sterminio degli ebrei, e così facciamo.”
Himmler
Era un lavoratore devoto, diligente, con meticolosità fondò un sistema di terrorismo basato su principi organizzativi moderni, e da 300 uomini arruolati nelle SS nel 1929, Himmler portò l’esercito ombra di Hitler, nel 1933, a oltre 50.000 unità.
I principi delle SS erano: fedeltà, lealtà, ubbidienza, durezza, decoro, gentilezza e audacia. Educava i commilitoni dei Lager alla durezza verso se stessi, dovevano resistere ai cadaveri ammucchiati, alle violenze perpetrate, era una vera e propria prova morale.
Nel documentario Himmler scrive, orgoglioso, delle cure psicologiche riservate agli SS, dei Lager, caduti in esaurimento nervoso:
“Quel che ci ha temprato è l’esser passati attraverso tutto questo ed essere rimasti persone oneste.”
Himmler portò il suo romanticismo e le sue elucubrazioni anche tra gli SS:
“Prescriveva aglio e acqua minerale ai militi degli SS, ammetteva un numero massimo di dodici persone alla sua tavola ispirandosi a Re Artù e, a volte, lo si vedeva con degli alti funzionari degli SS osservare un punto fisso innanzi a se per costringere una persona, in un’altra stanza, a confessare la verità.”
Joachim C. Fest, ‘Il volto del terzo Reich’
Himmler, finché poté essere devoto a Hitler, si creò un podio grazie a una parola d’ordine: Gnadelos, senza pietà.
E quando non ci fu più un compito da portare a termine, e venne arrestato in un posto di blocco britannico, decise di agire da codardo: inghiottì una capsula di cianuro. Dietro agli occhi minuscoli, il mento sfuggente e un volto banale, non si celava un uomo carismatico, potente o memorabile. Si celava il nulla capace di inghiottire la speranza.
“Signori credo che mi conosciate abbastanza da sapere che non sono un uomo assetato di sangue o uno che ama le difficoltà. Ma d’altra parte ho un carattere così forte e un tale senso del dovere, potremmo dire, che se reputo un’azione necessaria la porto a termine senza compromessi.”
Himmler
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La Zona di Interesse
Dovevamo imparare noi stessi e, inoltre, dovevamo insegnare agli uomini disperati che non importava cosa ci aspettavamo dalla vita, ma piuttosto cosa la vita si aspettava da noi.
davvero spaventoso, ma grazie