La etichettarono così: Una pazza. Non ha esperienza né tecnica! Julia era una donna passionaria, generosa e coraggiosa.
Ti trovi su The Raven Cat, un angolo di storie dedicato alle curiosità del passato. QUI la prima parte della vicenda di Margaret, pubblicata sabato scorso.
Julia Margaret era stata esclusa dalla cerchia maschile dei fotografi vittoriani. L’emarginazione le consentì di sperimentare in solitudine e in totale libertà. Le permise di trovare una personale vena espressiva, in controcorrente rispetto alle tendenze in auge.
Per la prima puntata: clicca qui
Nella Glass House Julia Margaret si mette alla prova, dedicandosi completamente alla realizzazione di ritratti fotografici e rappresentazioni allegoriche tratte da romanzi o racconti. E cresce, prova dopo prova. Scopre la malia delle ombre, l’icasticità del formato ovale e anche la sua firma artistica: l’uso della sfocatura.
Ritrasse fra gli altri: Charles Darwin, i maggiori pittori preraffaelliti (John Everett Millais, William Michael Rossetti, Edward Burne-Jones) e l’attrice Ellen Terry.
La Royal Photographic Academy (organizzazione, fondata a Londra nel 1853, con l'intento di promuovere l'arte e la scienza della fotografia) l’ammise come prima associata donna.

Angeli o realtà?
Nell’epoca vittoriana era diffuso l’ideale romantico della giovane fanciulla fragile e innocente, un angelo puro. Questa immagine permeava le fantasie comuni, anche quelle proibite.
L’innovazione della fotografia era invece orientata a dimostrare di poter catturare il più fedelmente possibile la realtà. Si voleva stupire il pubblico, accorso a divertirsi, facendo vedere di riuscire a imprimere nello scatto dei dettagli perfetti, d’essere capaci di riprodurre un pezzo di mondo.
Julia Margaret cercava altro, voleva indagare in un luogo diverso dai suoi colleghi contemporanei. Tecnicamente era ossessionata dall’inquadratura perfetta, e dall’uso della sfocatura, ma si soffermava in un altrove inaspettato, sulla soglia dell’impero fra il sonno e la veglia, per trasportare il pubblico in un idillio preraffaellita.
Forse cercava l’evasione di chi era stata esclusa per anni? O voleva catturare l’ombra dell’esistenza? Quella lunare essenza sfuggente? Lei ci riteneva capaci di sprofondare oltre il reale!
Lascerà la terra inglese a 60 anni, per raggiungere il marito a Ceylon. In Sri Lanka era impossibile reperire i materiali necessari per fare foto, così fu costretta a lasciare il suo cuore espressivo nella Glass House, sull’isola di Wight. Sarà sepolta nel 1879 a Ceylon, quattro anni dopo il trasloco.
Julia Margaret era coraggiosa, uno spirito fiero di non appartenere al mondo dei fotografi acclamati, dei professionisti. Poteva sentirsi libera di esprimersi senza i limiti dettati dalle correnti, dalla fama, dei doveri dovuti all’inclusione a un movimento. Perseverando è riuscita a scattare fotografie di un non luogo, ha dipinto quadri in bianco e nero, infine ha varcato per noi la soglia dell’impero fra il sonno e la veglia.
Curiosità: nel 1898 il movimento della fotografia pittorialista, utilizzando tecniche di ritocco su negativi e stampe, cercherà di far assurgere la loro maestria fra le arti ufficiali. Il confine si era definitivamente espanso: fra riprodurre il reale e il cercare la soggettività, aveva prevalso il desiderio di afferrare l’ombra dell’esistenza dietro la maschera.
Per la prima parte della storia clicca qui sotto:
A sabato prossimo. Sempre qui. Sempre dalle 10 in poi.
Gio
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Bravissima!!!!!
Riesci sempre ad aggiungere qualcosa che non so ❤️