Questa puntata è l’ultima puntata di un ciclo sulla Certosa di Bologna, la volta scorsa ho scritto di come Freud si sia salvato dai nazisti che invasero Vienna e dell’amore tumultuoso fra Louise Colet e Gustave Flaubert.
Buona lettura…
Intro
Mio nonno vi avrebbe detto: il Tempo scappa via mentre ti allacci le scarpe mentre la Morte arriva quando hai ancora i piedi scalzi! Il tempo ha sempre fretta, la morte… nessuno la vuole!
C’è un segreto per esorcizzare entrambe queste forze immortali: le storie. Le storie riescono a sospendere il tempo, perché ci procurano delle emozioni. Le storie cantano in quel vuoto universale, arcaico, eterno, nonostante quel vuoto. La voce del cantastorie annulla il silenzio.
Charles Dickens, l’amore giovane
Mio nonno ripeteva: “Nessuna inquietudine è moderna, tutto ritorna, ciclicamente di generazione in generazione e i rimpianti sono una valigia senza meta.”, proprio come il risentimento di Charles Dickens per i suoi genitori!
Il padre, pur di vivere al di sopra delle loro possibilità economiche, si era indebitato tantissimo fino a finire in galera. Per questa ragione Dickens ricevette una scarsa educazione e fu costretto ad andare a lavorare, a soli dodici anni, in una fabbrica di lucido da scarpe. La madre non gli permise mai di lasciare il lavoro, anche quando il marito uscì di galera e potè ricominciare a guadagnare del denaro.
Dickens perse così, per sempre, il tempo dovuto alla sua infanzia e all’istruzione a cui ambiva ma divenne la voce, il grande scrittore, delle umiliazioni, e delle privazioni, delle classi sociali minori, nella povera epoca vittoriana. Dickens aveva sulla pelle le stesse cicatrici dei suoi romanzi, conosceva come le sue tasche quel dolore.
Catherine, la moglie
A ventisei anni era fra gli autori dell’Evening Chronicle e la sua fama crebbe a ogni nuova pubblicazione. In quel tempo di successo sposò la figlia del suo editore, una ragazza di nome Catherine.
Apriva le sue lettere per Catherine con:
“My dearest Life”
(vita mia)
“Dearest darling Pig”
(mia carissima porcellina)
ma dopo dieci figli, e vent’anni di matrimonio, arrivò un’altra donna, una giovane, l’attrice Ellen Ternan, allora diciottenne.
Dickens scrisse in un romanzo:
“Ci vogliono venti anni a una donna per fare del proprio figlio un uomo, e venti minuti a un’altra donna per farne un idiota.”
Ellen, l’attrice
E così, dopo neanche un anno da quando aveva incontrato Ellen, Charles divise in due la camera da letto e fece un gesto all’avanguardia per l’epoca vittoriana: chiese il divorzio.
Scrisse al suo agente letterario:
”Catherine ha un disturbo mentale sotto il quale a volte si affanna.”
e le attribuì la responsabilità della divisione in due della camera da letto. Mentiva e sapeva. Sapeva che le sue parole erano parole di fama, potenti, come gli accadeva sempre, sarebbero diventate di dominio pubblico. Chiaramente l’intento era quello di ricoverare Catherine in un ospedale psichiatrico, e cercò anche di convincere il medico a farla dichiarare mentalmente instabile.
Gaslighting
Oggi potremmo definire il comportamento di Dickens come gaslighting. Il Professor John Bowen, dell’Università di York, ha esaminato novantotto lettere di Dickens e ha scoperto come lo scrittore usasse la sua fama per mistificare la realtà contro l’ex moglie. Un esempio? Fece pubblicare sui giornali questa lettera:
“La signora Dickens e io abbiamo vissuto infelicemente insieme per molti anni. Quasi nessuno che ci abbia conosciuto intimamente può non aver saputo che siamo, sotto tutti gli aspetti di carattere e temperamento, meravigliosamente inadatti l’uno all’altro”
e dopo proseguì accusandola pubblicamente, sempre sui giornali, di non aver mai saputo badare ai figli. Ottenne la separazione nel 1858.
Dickens risentiva della moralità dell’epoca vittoriana, doveva accusare pubblicamente la moglie perché l’ipocrisia del tempo impediva, a un uomo di fama come lui, di divorziare.
La famiglia vittoriana
La famiglia media vittoriana era, in genere, composta da un patriarca sposato con una donna più giovane e vergine. Le donne partorivano tanti figli, dovevano farsi carico della casa e finivano per essere sempre stremate. Per rafforzare la disciplina dei figli si usava la frusta e si mantenevano ignoranti, culturalmente, le figlie femmine. Le cameriere spesso finivano incinta a causa del padrone di casa e mandate via senza paga, invece le amanti venivano mantenute in una qualche sistemazione di comodo assolutamente discreta e nascosta.
In questa società, rigida e ipocrita, Dickens commosse il mondo con Oliver Twist ma si innamorò di una giovane attrice e divenne cieco, forse per i soprusi vissuti durante l’infanzia, forse a causa della mentalità vittoriana o forse per entrambe le cose. In un romanzo scrisse:
“Ci sono corde nel cuore umano che sarebbe meglio non fare vibrare.”
Catherine ha pagato cara ogni onda di amore di Charles per Ellen.
Un saggio nonno vi avrebbe detto: “Nessuna inquietudine è moderna, tutto ritorna ciclicamente, di generazione in generazione e i rimpianti sono una valigia senza meta”. Le storie si ripetono, cambiano le usanze, le scoperte scientifiche illuminano nuovi mezzi ma noi abbiamo sempre quel buio, e quella luce, e quello stesso tempo limitato, unico, che scappa via. É la nostra fortuna, è la nostra paura, siamo noi. Così era ieri, così siamo oggi. Nessuna inquietudine è moderna.
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C'è una bellissima biografia di Dickens scritta da Mario Iannaccone, tra l'altro un caro amico. La consiglio, è davvero bella e ricca di approfondimenti da testi inediti.
https://www.edizioniares.it/prodotto/charles-dickens/